sabato 26 marzo 2016

Lo zeitnot

L’orologio è il 33esimo pezzo. Per qualcuno il suo utilizzo non presenta difficoltà, per molti è un incubo o almeno un problema, in quanto non sanno gestire il loro tempo. Alcuni si trovano con pochi minuti e molte mosse ancora da eseguire (zeitnot), altri con molto tempo ma una posizione persa. Questa volta scriverò qualcosa sui primi.

Lo zeitnot è stato definito da Krogius e poi da Nunn come la situazione in cui un giocatore ha meno di un minuto per mossa (ad esempio 9 minuti per le ultime 10 mosse). Il GM cubano Vera ritiene che questa definizione sia corretta anche oggi, aggiungendo i 30 secondi di abbuono. Ovviamente dipende dalla posizione ma di solito con 90 secondi si è in grado di giocare una mossa ragionevole.

Perché si va in zeitnot? Ci sono cause oggettive (mancanza di preparazione pratica o teorica, partita complessa, difficoltà a calcolare le varianti) e soggettive (mancanza di decisione, troppa attenzione ai piccoli dettagli, crearsi una scusa, temere di perdere).

Che cosa si può fare? Bisogna innanzitutto capire la causa dello zeitnot. Per capirlo di solito si scrive il tempo che rimane dopo ogni mossa fatta e poi, a fine torneo, si analizza quanto successo. Gli scopi sono due: a) comprendere le cause dello zeitnot e b) vedere se gli errori commessi e lo zeitnot sono collegati.

Si può applicare un metodo sintetico e un metodo analitico. Con quello sintetico si scorrono visivamente le mosse guardando gli errori fatti e il tempo impiegato. Abbiamo sbagliato perché eravamo in zeitnot? Oppure perché non ci siamo accorti che la posizione era impegnativa e abbiamo riservato poco tempo alla nostra mossa? Un buon scacchista deve essere in grado di capire quando la posizione è critica e si deve dedicare a questa il tempo necessario.

Il metodo analitico è più complesso e io ne conosco due varianti.

Quella di Axel Smith suddivide le mosse in gruppi a seconda dei minuti impiegati, quindi fino a 1 minuto, da 2 a 5, da 6 a 10, da 11 a 15, da 16 a 20, oltre 20. A fine torneo si esamina la propria prestazione. Nel suo caso, una percentuale alta (75%) di mosse da lui giocate impiegando non oltre il minuto (+ incremento) gli ha permesso di riservare molto tempo per i momenti più critici. Bisogna però dire che Smith giocava la prima mossa non teorica intorno alla dodicesima e per questa impiegava 15 minuti (a suo modo di vedere un tempo normale per la prima mossa non teorica). In ogni caso bisogna analizzare anche quello che succede dopo, nel caso di Smith riguardò le posizioni in cui aveva impiegato oltre 6 minuti per capire se davvero occorreva impiegare quel tempo.

La variante di Vera prevede una tabella con sei colonne. Nella prima si scrivono nome e elo dell’avversario, nella seconda/terza/quarta il tempo usato dopo 15/25/35 mosse. Nella quinta le mosse in cui abbiamo impiegato oltre 7 minuti, nell’ultima diamo una valutazione dell’utilizzo del tempo (da 1 eccellente a 5 pessimo). Il nome e l’elo dell’avversario servono per capire se questo influisce sul tempo impiegato. Il controllo dopo 15 mosse se gestiamo bene, dal punto di vista del tempo, l’apertura. Quello alla 25esima la transizione dall’apertura al medio gioco e l’impostazione del piano, quello alla 35esima se siamo andati in zeitnot e come. Vera ritiene che non si dovrebbe impiegare per una mossa oltre 10 minuti (questo punto di vista non è certamente unanime tra i GM) perciò i 7 minuti segnalano un limite che non si dovrebbe superare spesso. Se lo si fa, non solo si va in zeitnot ma si dimostra anche di non essere in grado di identificare il momento critico della partita. Infine la valutazione ci dice se il problema c’è o meno e la sua entità. 

I consigli che vengono dati per non entrare in zeitnot sono i seguenti:

· arrivare un po’ in anticipo, per essere concentrati
· non guardare altre partite e soprattutto non avere pensieri non riguardanti la propria partita
· non ripensare le decisioni già prese
· decidere prima dell’inizio l’apertura e anche se si gioca per vincere o se possiamo accontentarci della patta
· quando c’è una sola mossa possibile giocarla senza pensarci su
· utilizzare il tempo dell’avversario per pianificare e fare considerazioni generali. Se però l’avversario ha una mossa molto probabile, pensare a una risposta e giocarla velocemente dopo che l’avversario ha giocato la mossa prevista
· spendere poco tempo in posizioni che non sono critiche.

Gli esercizi da fare come ovvio consistono nel giocare con l’uso dell’orologio.
Vera consiglia di giocare partite di sole 25 mosse contro un’apertura inaspettata preparata dall’istruttore, con 45 minuti (+ incremento di 30 secondi a mossa). La partita finisce in 25 mosse. Bisognerebbe riuscire a tenere come tempo 15 minuti (+ incremento) per le prime 15 mosse e 30 minuti (+ incremento) per le altre, senza mai impiegare oltre 10 minuti per una mossa.
Un’altra possibilità che suggerisce consiste nel risolvere 5 posizioni di diverso tipo in 25 minuti. Il tempo viene gestito autonomamente.
Infine, si potrebbe anche giocare posizioni con un netto vantaggio contro il computer, con 15 minuti + incremento.

Io consiglio di rigiocare con il computer da un certo punto le proprie partite di torneo che non abbiamo trattato adeguatamente (ad esempio quelle in cui avevamo un netto vantaggio poi andato perso), per motivi di tempo ma anche di posizione. Anche se si tratta di posizioni a noi note ci penserà il computer a renderle ostiche! Il tempo indicato sopra (15 minuti + incremento) mi sembra adeguato.


E se invece è il vostro avversario ad avere poco tempo? Il consiglio del GM Brynell è il seguente: “se il vostro avversario pensa da molto tempo, non alzatevi! Potreste svegliarlo dal suo torpore. Quando invece si appresta a muovere, allora alzatevi, perché potrebbe porsi dei dubbi e pensare ancora di più!”. 

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